mercoledì 23 settembre 2009

Quando il Bambino inizia a dire "no"

Verso i due anni di età, può capitare che anche i bambini più tranquilli inizino ad assumere nei confronti dei genitori un atteggiamento oppositivo che si esprime soprattutto attraverso l’uso frequente della parola "no". Proprio per questo motivo, tale fase viene definita dagli esperti "fase del no", la quale corrisponde ad una sorta di tappa transitoria e naturale dello sviluppo psicologico infantile destinata a terminare intorno ai 3-4 anni.

E’ importantissimo, per i genitori, essere consapevoli del fatto che questo atteggiamento del bambino è assolutamente normale durante la sua crescita ed è sbagliato attribuirne la colpa ad una propria inadeguatezza sul piano educativo.

Come si manifesta e perché

Solitamente, i tipici atteggiamenti del bambino che sta attraversando questa fase sono tre:

- ogni richiesta avanzata dai genitori o da qualsiasi adulto si scontra sistematicamente con il rifiuto netto del bambino
- se gli viene negato qualcosa, reagisce con rabbia e a volte con vere e proprie crisi, buttandosi a terra, urlando o scalciando
- disubbidisce sempre più spesso, evidenziando in questo modo una volontà di sfida nei confronti degli adulti e delle loro regole

Attraverso la scoperta del "no", il bambino scopre in qualche modo di essere una persona separata dalla madre, dotata di personalità, volontà, carattere e pensiero; inoltre, è proprio in questo periodo che il bambino inizia anche ad usare il pronome personale "io" smettendo di riferirsi a se stesso in terza persona (Luca va sull’altalena) e facendo capire che giorno dopo giorno sta diventando sempre più consapevole della propria individualità.
Inoltre, è importante capire che tramite il “no” il bambino compie un grande passo verso la conquista di autonomia nei confronti dei genitori, ponendo per la prima volta una distanza tra sé e loro.

Un altro motivo che spinge il bimbo a questo comportamento, è la volontà di verificare fino a che punto può spingersi nell’imporre la propria volontà su quella dei genitori e quali siano, di conseguenza, i limiti che può o non può superare.
E’ per questo che le reazioni dei genitori assumono un valore davvero importante nell’educazione del loro bambino. Infatti gli atteggiamenti troppo rigidi tendono da un lato ad esasperare il suo atteggiamento oppositivo, dall’altro a reprimere questa sua naturale ricerca di indipendenza; al contrario, un eccessivo permissivismo, rischia di disorientare il piccolo impedendogli in questo modo di costruirsi delle regole in cui potersi muovere in tutta sicurezza

Cosa fare?

Per affrontare e superare al meglio questa naturale fase del piccolo, è importante seguire alcuni piccoli e semplici consigli:

- mantenere un atteggiamento calmo e sereno davanti agli scontri
- evitare le sfide cercando di non essere troppo rigidi o imperativi
- concedere delle alternative per non sentirsi dire subito di no e per ottenere una maggiore disponibilità
- stabilire poche e semplici regole da rispettare piuttosto che riempire la giornata del bambino di continui divieti (come ad esempio non tirare fuori tutti i suoi giocattoli dalla cesta, andare a dormire all’ora stabilita o non agitarsi nel seggiolone mentre si mangia)
- imparare ad affrontare le scenate piuttosto che subire il ricatto dei suoi capricci nei luoghi pubblici

Infine, va ricordato che questo comportamento del bambino è solamente una fase transitoria destinata a risolversi da sola nel tempo, per questo è importante affrontarla nel migliore dei modi e con serenità e vedrete che presto finirà da sé.

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