mercoledì 27 maggio 2009

Bonding e Attaccamento del Bambino

Il bonding (dall’inglese “bond” che vuol dire “attaccare”) è il processo di formazione del legame tra i genitori e il loro bambino. Si tratta di un fenomeno che si manifesta nel periodo immediatamente successivo alla nascita, quando il bambino e i genitori sono in grado di conoscersi reciprocamente e di sviluppare quindi un “attaccamento”.

Il bisogno di attaccamento post partum è un bisogno fisiologico, reso necessario dall’enorme quantità di ormoni che si sviluppano subito dopo il parto. Più nello specifico, gli ormoni che entrano in gioco sono:
  • Ossitocina: si sviluppa in modo sostanzioso dopo circa trenta minuti dalla nascita, quando mamma e bambino si scambiano i primi sguardi. Quest’ormone, detto anche “ormone dell’amore” induce la mamma ad un comportamento protettivo e favorisce l’innamoramento tra lei il bambino;
  • Adrenalina materna: è l’ormone che fa si che la mamma imprima nella sua memoria il momento del parto e che sia attenta a tutti i segnali che manda il neonato;
  • Adrenalina fetale: è questo l’ormone che fa sì che al neonato rimangono impressi in modo permanente tutti gli stimoli che riceve subito dopo essere nato;
  • Endorfine: fanno sì che la mamma ricordi in maniera positiva e l’esperienza del parto;
  • Prolattina: oltre a favorire la produzione del latte, quest’ormone favorisce lo sviluppo dell’istinto di protezione della mamma.
Diversi studiosi si sono occupati dello sviluppo del bonding negli esseri umani e nel corso del tempo è stato ampiamente dimostrato come sia possibile favorire ed ostacolare questo fenomeno. Premesso che il bonding è influenzato da alcune variabili sulle quali è impossibile agire (le caratteristiche dei genitori, il tipo di parto, lo stato di salute del bambino e della mamma, ecc.) esistono alcuni comportamenti che favoriscono l’attaccamento tra genitori e bambini. Uno di questi consiste nel favorire il contatto diretto tra i genitori e il loro bambino, specialmente nei momenti immediatamente successivi alla nascita.

Il tatto è il primo senso che il bambino sviluppa nell’utero. Nei 90 minuti successivi al parto il neonato è in uno stato di forte attenzione e riesce a percepire tutto ciò che lo circonda specialmente attraverso il tatto. È quindi consigliabile, nelle due ore immediatamente successive al parto, fare in modo che il bambino sia in contatto con il corpo della mamma, possibilmente pelle a pelle. Ovviamente il contatto diretto post partum può essere reso impossibile dalle condizioni di salute della mamma e del bambino e dalla necessità di effettuare accertamenti urgenti. Può accadere che i bambini appena nati siano messi dentro culle termiche ed affidati alle attenzioni di medici e infermieri e può anche accadere che sia la mamma a non essere in grado di accogliere subito il bimbo tra le sue braccia. In quest’ultimo caso la cosa migliore da fare è quella di affidare il bambino al papà, per il quale forse il contatto diretto al momento della nascita è ancora più importante in quanto è, in assoluto, li primo contatto con suo figlio.
Diversi studi hanno dimostrato che se i genitori rimangono da soli con il loro bambino subito dopo la nascita quest’ultimo si tranquillizza e smette di piangere più rapidamente. Un altro senso molto utilizzato dal bambino appena nato è l’olfatto e sia lui sia la mamma utilizzano l’odore per riconoscersi. Il primo latte (colostro) ha un odore molto simile a quello del liquido amniotico e il neonato, riconoscendolo, si sente protetto e al sicuro proprio come nell’utero. Un’attività fondamentale per il bonding è quindi l’allattamento subito dopo il parto. Il bambino inoltre attraverso l’allattamento aumenta le sue difese immunitarie e nella mamma c’è una crescita della quantità di ossitocina e prolattina.

Anche se in maniera minore, il bambino appena nato utilizza anche la vista per percepire ciò che gli sta attorno. Gli occhi del neonato sono in grado di mettere a fuoco entro una distanza che varia tra i 17 e i 30 cm, distanza sufficiente per consentire al piccolo di visualizzare il volto del genitore che lo tiene in braccio. Il bimbo nei primi momenti della sua vita è attratto in modo particolare dalle cose rotonde e scure, come gli occhi della mamma o del papà.
Anche l’udito riveste una certa importanza nello sviluppo del bonding. Il bambino infatti impara facilmente a riconoscere la voce della mamma e, a sua volta, cerca di attirare la sua attenzione emettendo dei suoni (il pianto).

Diversi studiosi si sono occupati dello sviluppo del bonding negli animali ed hanno riscontrato che se il cucciolo viene allontanato dalla madre al momento della nascita e poi ricongiunto a lei in seguito è destinato ad essere rifiutato da quest’ultima. Ovviamente per gli esseri umani le cose non stanno allo stesso modo. Pur essendo un fenomeno molto importante sia per i genitori che per il piccolo, il processo di attaccamento e lo sviluppo dei legami affettivi ad esso correlati possono avvenire anche in seguito, senza nessuna ripercussione sul rapporto genitori-figli. Ci saranno altre occasioni per cullare il bambino, portarlo in giro con il passeggino, allattarlo, coccolarlo e vivere tanti importanti momenti di interazione, come il bagnetto, la pappa o il cambio dei pannolini.

E voi? Avete vissuto gli intensi momenti del contatto post-partum oppure avete sviluppato l’attaccamento con vostro figlio in seguito? Siamo curiosi di conoscere le vostre esperienze!

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