martedì 4 maggio 2010

La rottura delle acque

Il momento tanto atteso finalmente è arrivato: dopo nove mesi il bimbo sta per nascere!
E’ possibile capire l’inizio del travaglio da tre fattori molto importanti, ovvero dalle contrazioni che iniziano a manifestarsi frequentemente e regolarmente, dalla perdita del tappo mucoso e, soprattutto, dalla rottura delle acque.

Proprio quest’ultimo evento è il momento di transizione sia per la mamma che per il bambino, in quanto il bimbo sta per passare ad una nuova realtà in cui respirerà da solo e dovrà imparare ad essere fisicamente indipendente, mentre la mamma sta per abbandonare il suo pancione ripristinando l’assetto del suo corpo.


Come riconoscere la rottura delle acque?


Nelle ultime settimane di gravidanza è normale avere sia perdite di urina che perdite vaginali, le quali, ovviamente, possono far confondere le idee.

Per capire, quindi, se si tratta di semplici perdite o della vera e propria rottura delle acque, basterà fare attenzione ad alcuni dettagli:

- mettere un assorbente igienico e controllare quanto spesso risulterà necessario cambiarlo
- se la perdita di liquido è abbondante, molto probabilmente si sono rotte le membrane
- osservare il liquido amniotico che ha un odore molto particolare e diverso da urina/perdite

Come avviene?

All’interno dell’utero, il bimbo è completamente circondato da membrane. Quando quest’ultime si rompono, con conseguente fuoriuscita del liquido amniotico, si può affermare che è avvenuta la rottura delle acque.
Al momento del parto, il bambino, a causa delle contrazioni, spinge con la sua testolina contro il collo dell’utero, provocando in questo modo la rottura del sacco (già teso a causa dell’aumento della pressione interna al sacco stesso).

Quando si rompe il sacco, la quantità delle acque che ne fuoriesce è generalmente molto abbondante. Se la rottura è totale, il flusso sarà sicuramente più intenso.
E’ importante precisare che la rottura delle acque non porta alcun dolore, sia nel caso in cui avvenga spontaneamente oppure manualmente; questo perché le sostanze che formano la membrana contenente l’acqua, non hanno terminazioni nervose.

Cosa fare?

Dopo la rottura delle acque non è sempre necessario recarsi in ospedale urgentemente; infatti, se la perdita di liquido non è abbondante e non si tratta quindi di un flusso continuo, si possono aspettare ancora un paio d’ore prima di andare nella struttura scelta per partorire; questo tempo darà la possibilità di avere la certezza che siano proprio le membrane ad essersi rotte e permetterà al travaglio di avanzare.
Al contrario, se il flusso è intenso è bene recarsi subito in ospedale.

Fra tutti i segnali, quello che fa capire più di ogni altra cosa se occorre affrettarsi per andare in ospedale oppure no, è il colore del liquido: se è limpido e incolore si potrà procedere relativamente con calma, se invece è verdastro o rossastro è bene raggiungere presto la struttura (anche se la quantità di liquido è scarsa). Infatti, il motivo di quest’ultimo caso potrebbe essere del meconio, la prima popò del bambino, sintomo di possibile sofferenza fetale.


Mamme, ricordate il momento in cui vi si sono rotte le acque? Come avete reagito? Scriveteci i vostri racconti!

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