mercoledì 26 agosto 2009

Gravidanza e lavoro: i diritti delle mamme

Fino a qualche decennio fa, la donna era chiamata a svolgere compiti ben precisi, ovvero quello di moglie e di madre. Nella società frenetica nella quale viviamo oggi, invece, sempre più spesso è costretta ad aggiungere a questi un ulteriore ruolo, quello di lavoratrice.
Di conseguenza, quando si scopre di aspettare un bambino, la futura mamma troverà davanti a sé molti interrogativi su come gestire e far conciliare la maternità con i suoi impegni di lavoro.

I diritti della maternità

Per vivere al meglio e il più serenamente possibile questo bellissimo periodo della propria vita, è importante che la mamma conosca i propri diritti in gravidanza nell’ambito lavorativo, in modo tale da essere tutelata.
La legge italiana, infatti, tutela le lavoratrici durante la maternità e l’allattamento; vediamo insieme i punti più importanti:

- Tutela del posto di lavoro: la donna non può essere licenziate dal momento in cui scopre, e comunica al datore di lavoro, di essere incinta fino al compimento dei primi 12 mesi di vita del bambino, salvo casi molto particolari

- Astensione obbligatoria: la mamma ha diritto a non lavorare per i 2 mesi prima e i 3 mesi dopo il parto, oppure per il mese prima e i 4 mesi dopo il parto, anche se quest’ultima scelta deve essere concessa sia da un medico specialista del Sistema Sanitario Nazionale sia da un medico competente nella prevenzione sui luoghi di lavoro; durante questo periodo si ha il diritto di ricevere minimo l’80% dello stipendio

- Astensione facoltativa: si può scegliere di non lavorare per ulteriori 6 mesi nel primo anno di vita del bambino, in questo caso, però, lo stipendio sarà inferiore; inoltre la mamma può assentarsi dal lavoro se il bambino si ammala durante i primi 3 anni

- Permessi retribuiti e riduzione dell’orario di lavoro: la mamma può godere di permessi retribuiti per effettuare visite mediche ed esami clinici, ovviamente legati alla gravidanza, se eseguiti durante l’orario di lavoro; inoltre, quando riprende a lavorare, per tutto il primo anno di vita del bambino, ha diritto ad una riduzione dell’orario lavorativo senza variazione di stipendio

- Casi eccezionali: in alcune circostanze, è concesso alla donna di potersi allontanare dal lavoro prima del periodo obbligatorio, ovvero se svolge un lavoro in cui sono presenti rischi per la sua salute o per quella del bambino (turni notturni, luoghi con temperature sfavorevoli,esposizione a sostanze chimiche), a meno che il datore di lavoro non le attribuisca mansioni meno pericolose; oppure in caso di complicazioni come minaccia d’aborto, contrazioni uterine, ecc.

- Allattamento: dopo la nascita, per tutto il primo anno di vita del bambino, la madre può assentarsi per 2 ore al giorno dal lavoro per accudire il piccolo, ad esempio per allattarlo o cambiargli i pannolini (un’ora solamente se l’orario di lavoro è inferiore a 6 ore); le 2 ore possono essere cumulate oppure divise sempre all’interno della stessa giornata lavorativa. Se sul posto di lavoro è presente un asilo nido aziendale o una camera per l’allattamento dopo poter tenere la carrozzina, la lavoratrice non può allontanarsi dalla struttura e le ore messe a disposizione scendono a una soltanto (divisibile, se lo desidera, in 30 minuti per 2 volte).

Diritto alla privacy

E’ importante che la mamma sappia che ha il diritto a non essere discriminata in sede di assunzione, infatti non le deve essere richiesto nessun test di gravidanza e non le deve essere posta nessuna domanda invadente ai fini di sapere se desidera o meno avere dei figli.
Inoltre, al momento di presentare il certificato di assistenza al parto al datore di lavoro, può tranquillamente far cancellare i dati riguardanti la sua salute e al tipo di parto a cui è stata sottoposta, risparmiando solo la data di nascita del piccolo e i dati di riconoscimento della madre.
Anche l’INPS è tenuta alla privacy, avvalendosi solo dei dati utili all’espletamento delle sue mansioni.

Anche il riposo è importante

Continuare a lavorare durante la gravidanza, dunque, è possibile e senza rischi. Tuttavia, i cambiamenti che il corpo subisce durante i nove mesi della gestazione, impongono alle future mamme alcune cautele. Ricordatevi quindi di prendere delle piccole precauzioni come effettuare pause frequenti, non affaticarsi, non rimanere troppo tempo in piedi, non esporsi a sostanze a rischio e ricordarsi sempre di fare ogni mattina una buona colazione!

venerdì 21 agosto 2009

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mercoledì 19 agosto 2009

Come scegliere l’ospedale giusto dove partorire

Scegliere l’ospedale dove dare alla luce il proprio bambino è una decisione importantissima dettata dall’analisi di molteplici fattori e da attente riflessioni, come ad esempio il tipo di assistenza che si vuole ricevere, il tipo di parto e, molto spesso, la comodità di avere la struttura vicino casa.
A seconda della propria personalità e dall’andamento della gravidanza, ogni donna ha quindi esigenze diverse, nonostante l'obiettivo sia sempre lo stesso: identificare la struttura ideale nella quale si sentirà a proprio agio durante un momento così delicato e importante.
Per questo vorremmo fornirvi alcuni consigli e suggerimenti da prendere in considerazione, da aggiungere naturalmente a quelli del vostro medico di fiducia e al vostro istinto.

Ospedale pubblico o privato?

Uno dei primi quesiti da risolvere, è sicuramente quello di capire se preferite una struttura pubblica o privata.

Gli ospedali: sono le strutture più grandi e sicuramente le più attrezzate sia per eventuali urgenze, sia per assistere mamma e bambino; infatti si ha continuamente a disposizione un medico, un’ostetrica e un pediatra pronti ad intervenire in caso di bisogno.
Ogni ospedale ha caratteristiche diverse l’uno dall’altro, in quanto alcuni possono essere anche di dimensioni più ridotte rispetto alle imponenti strutture che conosciamo, ma garantiscono comunque un parto assistito e sicuro.

Le strutture private: le cliniche sono luoghi solitamente più piccoli e molto confortevoli, dove però tutto sarà a vostre spese in quanto o non sono convenzionate, o lo sono solo parzialmente dal Sistema Sanitario Nazionale. All’interno di queste strutture, la mamma verrà seguita dal ginecologo, dall’ostetrica e dagli infermieri di fiducia che saranno totalmente a sua disposizione; inoltre avrà fin da subito la possibilità di tenere il suo piccolo in stanza con sé nel suo lettino. Solitamente nelle cliniche private è più facile che vi sia praticato il cesareo.

Criteri di valutazione nella scelta

Dopo aver scelto la tipologia di struttura, è bene valutare attentamente ulteriori criteri che vi aiuteranno a scegliere quella definitiva.
Ma quali sono i fattori importanti da prendere in considerazione? Analizziamo insieme quelli più importanti:

- la possibilità per la mamma di avere un travaglio attivo, ovvero di scegliere la posizione da assumere durante il parto che più preferisce e che più ritiene comoda: in alcuni ospedali, infatti, se non vi sono complicazioni, si può scegliere se assumere la posizione classica supina o scegliere fra altre opzioni come sdraiarsi su un fianco, in piedi, a carponi o in acqua.
In altre strutture, invece, è obbligatorio rimanere sdraiate sul lettino ginecologico, una posizione ritenuta da moltissimi esperti la più scomoda per partorire, sia per una questione di gravità, sia per un utilizzo dei muscoli; al giorno d’oggi, rimane comunque la più utilizzata in quanto è l’unica che facilità altamente l’intervento medico in caso di complicazioni

- l’uso dell’episiotomia e di ossitocina: l’episiotomia è un piccolo taglio praticato per facilitare la fase espulsiva e si può chiedere al personale ospedaliero la percentuale dei parti effettuati con questa pratica, in modo tale da capire se viene utilizzata solo quando estremamente necessario o abitualmente. L’ossitocina, invece, è una sostanza che provoca le contrazioni uterine e dunque il travaglio; viene somministrata con l’intenzione di aumentare la forza delle contrazioni, che vengono rallentate se si è praticata l’anestesia epidurale

- l’anestesia epidurale e presenza dell’anestesista: in alcuni ospedali, l’epidurale viene somministrata esclusivamente a discrezione dei medici in base alla situazione; in altri, invece, si può “ordinare” con molto anticipo, in quanto non sempre l’anestesista è disponibile 24 ore su 24. Di conseguenza è fondamentale informarsi bene riguardo la presenza continua di un anestesista in reparto o se, al contrario, viene chiamato solamente in caso di necessità

- il parto cesareo: anche questo dato, come per l’episiotomia, è un fattore che vi permetterà di farvi un’idea sul grado di medicalizzazione del parto nell’ospedale scelto; in alcuni è possibile “prenotarlo”, mentre in altri viene praticato solamente quando necessario

- la presenza di reparti e medici specializzati: un altro fattore importante è senza dubbio informarsi sulla presenza o meno di un reparto di rianimazione neonatale in caso di emergenza e sulla disponibilità di un neonatologo per la prima visita del bambino; alcuni ospedali, infatti, soprattutto se molto piccoli, non dispongono di medici specializzati 24 al giorno al giorno, ma occorre chiamarli al momento del ricovero

- fattori minori: poter praticare l’allattamento del piccolo fin da subito, lasciare che il papà assista al parto, la distanza dell’ospedale da casa, il numero di donne che dormono nella stessa stanza, gli orari delle visite dei familiari, la possibilità di tenere il bambino nella carrozzina accanto a voi.

Se dopo aver analizzato tutti questi fattori avete ancora dei dubbi, lasciatevi guidare dal vostro istinto e scegliete la struttura che più vi ha ispirato fiducia e che asseconda maggiormente i vostri gusti e aspettative; o ancora, potrà esservi utile richiedere una visita guidata per vedere con i vostri occhi la sala travaglio e la sala parto, ne potrebbe valere la pena!

mercoledì 12 agosto 2009

Epidurale: pro e contro

Quando si è in dolce attesa, ogni futura mamma ha un unico pensiero in mente: rendere perfetto il momento in cui il suo bambino verrà alla luce! Di conseguenza avrà mille cose da fare, fra le quali arredare la cameretta del piccolo oppure acquistare tutto il necessario per assicurargli comfort, benessere e sicurezza come ad esempio pannolini, carrozzina, passeggino, accessori per il bagnetto, baby control e tantissimo altro ancora.

Oltre a tutto questo, arriva però anche il momento in cui ogni mamma inizia a porsi moltissime domande sul parto e sul dolore che proverà in quei momenti.
Infatti, mettere alla luce il proprio bambino senza troppe sofferenze, sembra davvero un sogno!
E’ per questo che moltissime donne, al giorno d’oggi, scelgono di affrontare il parto con l’aiuto dell’anestesia epidurale, considerata dai medici sicura ed efficace in quanto non solo permette di non sentire dolore, ma al tempo stesso consente alla donna di avvertire le contrazioni e i tempi delle spinte.

In cosa consiste l’epidurale?

L’epidurale consiste in un’iniezione per l’anestesia locale combinata con un anti dolorifico simile alla morfina, la quale ha lo scopo di bloccare i recettori nervosi del dolore. Sono anestetici molto simili a quelli che usa il dentista, che non passano nel sangue e che soprattutto non hanno alcun effetto sul bambino.
L’iniezione viene praticata nella zona lombare della schiena, tra l’osso vertebrale e la membrana che ricopre il midollo spinale (la cosiddetta “dura madre”). E’ importante precisare che non c'è alcun pericolo di danneggiare la spina dorsale in quanto è protetta da una membrana molto spessa.
Per effettuarla si usa un piccolo ago-guida, lungo e sottile, che viene inserito tra la seconda e la terza vertebra lombare (o fra la terza e la quarta), in prossimità dei nervi periferici che raccolgono gli stimoli dolorosi per trasmetterli al midollo spinale.
Grazie a questo ago, si può inserire nella zona trattata un sottilissimo catetere attraverso cui viene immesso gradualmente l’anestetico; al termine di questa operazione l’ago viene sfilato.
In questo modo la futura mamma non avverte alcun dolore, neppure nelle fasi preparatorie ma è importante che durante l’applicazione rimanga distesa su un fianco.

Effetti sul bebè

Alcune correnti di pensiero sostengono che per il bambino nascere con anestesia epidurale sia, in linea di massima, addirittura più sicuro del metodo tradizionale. Scopriamo il perché:

- se il travaglio durasse a lungo, potrebbe verificarsi una reazione da stress talmente forte da interferire sul benessere del piccolo
- in caso di complicazioni e quindi di un eventuale cesareo d’urgenza, non si perderebbe tempo prezioso in quanto la donna è già anestetizzata e quindi pronta per affrontare subito l’intervento
- l’epidurale accorcia la durata della fase dilatante, rendendo quindi il travaglio più veloce
- il corpo rilassato della mamma durante il parto, comporta un maggior apporto di ossigeno per lei e per il bambino durante il travaglio

Riguardo la fase espulsiva, invece, i pareri riguardo la diminuzione del tempo sono discordanti: secondo alcuni, infatti, l’epidurale la prolunga rispetto alla media perché la donna, non avvertendo dolore, non collabora in modo efficace; secondo altri specialisti, invece, un ostetrico abile può rendere ancora più veloce la fase espulsiva, in quanto tutto dipende dalla sua esperienza nei parti in analgesia.
Inoltre, è importante precisare che il neonato venuto alla luce con l’epidurale, potrebbe presentare una disorganizzazione dei riflessi fondamentali di ricerca e suzione del seno; dopo la nascita, infatti, potrebbe non mostrarsi attivo durante il processo di allattamento e questa difficoltà può persistere fino a un mese dal parto.

Effetti sulla mamma

Grazie all’epidurale, moltissime mamme sono riuscire a vivere un parto diverso e senza dolori, in quanto può succedere che alcune di loro non riescano a gestire il dolore delle contrazioni per la loro intensità.
L’anestesia epidurale, infatti, aiuta la mamma a rilassarsi poiché non sente più dolore e quindi non contrae più i vari muscoli.

L’epidurale, però, non regala solamente benefici ma comporta anche qualche aspetto negativo.
La donna, infatti, se decide di utilizzare questa tecnica, avrà bisogno di un catetere per l'espulsione dell'urina e non sarà in grado di alzarsi per tutta la durata del travaglio. Inoltre può provocare anche una sensazione di tremore, seppur tranquillamente sopportabile.
E’ importante, inoltre, precisare che l'epidurale non sempre ha effetto, infatti alcune donne lamentano fitte lancinanti localizzate, segno che l'anestesia non ha funzionato perfettamente.

Mamme, informatevi!

Seppur considerata dai medici una tecnica altamente sicura ed efficace, l’Italia rappresenta il paese con il minor numero di richieste, circa l’8%. Al contrario, in Inghilterra e in Francia è molto più diffusa.
A scoraggiarne l’utilizzo nel nostro Paese sono, da un lato, la carenza di organici e di servizi dedicati 24 ore su 24 negli ospedali e, dall’altro, i condizionamenti legati ad alcuni preconcetti relativi soprattutto ai problemi che potrebbero insorgere dopo l’iniezione.
E’ per questo motivo che la soluzione migliore è sempre quella di informarsi bene su tale procedura presso il proprio medico di fiducia e nell’ospedale dove si è scelto di partorire.

venerdì 7 agosto 2009

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martedì 4 agosto 2009

Come proteggere i bambini dal sole

La luce del sole ha indubbiamente degli effetti benefici sull’organismo in quanto favorisce il formarsi della vitamina D necessaria allo sviluppo del sistema scheletrico, stimola il metabolismo, rafforza il sistema immunitario e migliora l'umore. Tuttavia un’esposizione eccessiva o imprudente può causare danni anche gravi, specialmente se la pelle è delicata come quella dei bimbi . La pelle di un bambino è infatti molto più sottile di quella di un adulto ed è quindi più facilmente penetrabile dai raggi solari. Inoltre essa ancora non possiede i recettori che permettono di avvertire la sensazione di calore e le sue cellule difensive non sono ancora in grado di funzionare perfettamente.
È necessario quindi seguire alcune regole per evitare che la delicata pelle dei bimbi possa subire danni. È stato dimostrato che danni alla pelle possono manifestarsi anche dopo molti anni da prolungate esposizioni al sole.

Ecco quindi alcune semplici regole da seguire per proteggere i bambini dagli effetti negativi dei raggi del sole.

Evitare l’esposizione diretta

Non esporre i bambini al sole diretto, specialmente se molto piccoli. Prima dei sei mesi i bimbi non devono mai avere la pelle esposta ai raggi del sole e, dopo i sei mesi, possono farlo solo con molta moderazione. Sono assolutamente da evitare le ore più calde (dalle 11 alle 16 ora legale), durante le quali la pelle dei bimbi non è protetta nemmeno sotto l’ombrellone, dove viene raggiunta dai riflessi dei raggi provenienti dall’acqua e dalla sabbia. Per il bagnetto e i giochi sulla spiaggia è necessario quindi aspettare le 4 del pomeriggio ed occorre comunque prendere diverse precauzioni. La pelle del piccolo deve essere protetta con indumenti di cotone larghi e le leggeri, gli occhi devono essere protetti da occhiali a norma CE e la testa coperta con un cappellino leggero. I bambini comunque non devono mai rimanere per troppo tempo sotto il sole, nemmeno al di fuori delle ore più calde.

Utilizzare alte protezioni solari

Sulla pelle dei bimbi deve essere spalmata una crema a protezione solare molto alta. In commercio si trovano diverse creme solari per bambini, ma la scelta migliore è sempre quella che ricade sulla crema a protezione più alta. In nessun caso comunque deve essere spalmata al piccolo una crema con filtro solare inferiore a 15, nemmeno se è già abbronzato o ha la carnagione molto scura. Anche se la crema è resistente all’acqua e al sudore, è necessario ripetere l’applicazione diverse volte al giorno e ogni volta che il bimbo fa il bagno in mare. Una volta a casa, dopo il bagnetto, è consigliabile spalmare abbondante doposole e crema idratante.

Adottare la giusta alimentazione

Per evitare i fastidi e i danni che il sole può provocare all’organismo, è bene adottare un’alimentazione leggera, ricca di liquidi e sali minerali. È importante quindi scegliere cibi poco grassi come cereali, yogurt, latticini freschi (mozzarella, ricotta, ecc.), pomodoro, uova, pesce magro e, soprattutto, frutta e verdura. Ricordarsi poi di far bere molto i bambini: i bimbi rischiano più facilmente di disidratarsi perché “si dimenticano” di avere sete. Se il bimbo beve ancora dal biberon quindi sono i genitori a doversi ricordare di riempirlo spesso, mentre se è già più grandicello sarà necessario ricordargli continuamente di sorseggiare un po’ d’acqua.

Fare attenzione al sole della città

Spesso ci si dimentica che il sole potenzialmente dannoso non è soltanto quello della spiaggia. Bisogna stare attenti ai raggi ultravioletti anche quando il bimbo gioca nel parco, quando si dondola sulle altalene, quando lo si porta a spasso col passeggino e in ogni altra occasione in cui è fuori casa. È necessario ricordarsi sempre di evitare di esporlo al sole nelle ore pericolose e di vestirlo in modo adeguato. Se il caldo è molto forte e il sole particolarmente cocente, è consigliabile spalmare al piccolo la crema solare anche in città. Attenzione poi ai viaggi in automobile, perché il seggiolino potrebbe essere raggiunto dai raggi del sole costringendo il bambino ad un’esposizione prolungata.